lamiaisola

Un museo per ogni passione

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 23/10/2011, 23:29

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
35,260

Status:


Un museo per ogni passione



Bottoni, ombrelli, uova dipinte, cappelli e... lettere d'amore (non necessariamente a soggetti umani). Le collezioni più curiose nella provincia italiana



Una dichiarazione d'amore destinata alle melanzana alla parmigiana, un fischietto magico capace di generare fortuna. E ancora un pagliaccio rigorosamente dal naso rosso o un "ovo punto". Sono alcuni dei pezzi esposti nelle raccolte più curiose che si trovano sparse sulla Penisola. Mostre strane e divertenti, nate da appassionati. Musei bizzarri voluti da collezionisti che hanno messo insieme oggetti particolari e insoliti. Queste collezioni spesso si trovano in piccole strutture, in case private o in posti poco conosciuti, ma sono ricche di fascino e in grado di stimolare la fantasia dei visitatori (molte volte a ingresso gratuito). Ecco un'Italia piena di sorprese e tutta da esplorare, in dieci tappe.

Museo delle Lettere D'Amore - Torrevecchia Teatina (Chieti)
Se è vero che l'amore fa girare il mondo, è anche vero che oggi tra messaggi sul cellulare, facebook, c'è poco spazio per esternare i propri sentimenti. Ecco perché è curioso questo museo da poco inaugurato, in Abruzzo. E' il Museo delle Lettere d'Amore, aperto a Torrevecchia Teatina, un piccolo comune di nemmeno 5000 abitanti, in provincia di Chieti, negli spazi del Palazzo Ducale (ingresso gratuito).

Un luogo per le parole del cuore. Nelle sale è conservato un numero impressionante di messaggi scritti su carta, missive romantiche e intense, ironiche e feroci, compagni, amici, figli e passioni di una vita. Dalle antiche lettere d'amore dei nonni, alle dichiarazioni di sentimenti eterni rivolti ai propri amanti. Ma ci sono anche lettere bizzarre come quella destinata alle melanzane alla parmigiana oppure una dichiarazione d'amore indirizzata alla propria motocicletta. Tra gli scritti più famosi, quella di Ugo Riccarelli, uno dei maggiori scrittori italiani (premio Strega nel 2004 con "Il dolore perfetto") che ha donato una sua lettera d'amore inedita. A volere il tutto è stato Massimo Pamio, dell'associazione Abruzziamoci, che ogni anno promuove anche una singolare gara: una competizione di lettere d'amore, con tanto di premiazione della più bella.

1319119666804_letteradamore





Museo del clown dal naso rosso - Poviglio (Reggio Emilia)

Segni particolari: naso rosso. Hanno tutti un bel nasino colorato di rosso, i numerosi pagliacci che "abitano" la casa di Agide Cervi, a Noce, 200 anime, frazione di Poviglio (in provincia di Reggio Emilia). Una dimora trasformata in museo, che non ha eguali in Italia e neppure in Europa (forse l'unico a contendergli il primato è nel lontanissimo Stato americano del Nebraska). Ad accogliere i "turisti del buonumore", c'è il proprietario vestito di tutto punto da pagliaccio: bombetta, camicia, giacca e pantaloni di un giallo squillante, cravattone e, ovviamente, un bel bitorzolo rotondo di plastica sul naso.

Si entra e subito migliaia di occhi ti osservano e ti sorridono dagli scaffali. In bell'ordine e divisi per categorie e per materiale (oltre 5000 pezzi che riempiono gli scaffali di tre stanze), ci sono i clown di ceramica Capodimonte, quelli in cotto fatti a mano a Albissola, in resina dipinti a mano, in latta, in vetro di Murano, in cemento, in cartapesta. E ancora i pupazzetti sbandieratori, suonatori di tromboni, i clown che vanno in bicicletta, quelli che si dedicano alle attività circensi. I primi pezzi della tanto buffa quanto allegra raccolta hanno un grande valore sentimentale e risalgono agli anni '50. In una collezione così estesa non poteva mancare Sbirulino, il personaggio reso celebre da Sandra Mondaini negli Anni '70.

Ingresso gratuito, previo appuntamento al numero 346 5144359.

1319119668152_museoclownnasorosso2





Museo dell'Ocarina - Budrio (Bologna)

Per la forma ricorda una piccola oca senza testa, ma l'ocarina è uno dei più antichi strumenti musicali. Un piccolo flauto in terracotta, bucato da più parti, così da permettere all'aria di attraversarlo e di dare vita ad un suono che ammalia. Uno strumento che ha reso noto nel mondo il paese di Budrio (provincia di Bologna), tanto che è stato costituito un piccolo museo, allestito negli spazi annessi all'Auditorium.

Centinaia i pezzi esposti. Ognuna ha una forma, colori, e suoni diversi. Tra questi ci sono alcuni esemplari delle prime ocarine, risalenti a metà Ottocento, realizzate manualmente e senza l'uso di stampi dall'inventore Giuseppe Donati. In mostra anche gli strumenti decorati con fregi liberty e dotati di uno stantuffo metallico prodotti dal budriese-londinese Alberto Mezzetti, fabbricante di ocarine dal 1870 al 1912. Curiosi anche gli esemplari fabbricati in Giappone, vera e propria seconda patria dell'ocarina (tanto che non di rado si vedono compagnie di giapponesi girare per le sale del museo) nonché flauti globulari dalle fogge molto bizzarre realizzati da artigiani inglesi, tedeschi, statunitensi, oltre che in altri parti di Italia. E non mancano strumenti musicali e di lavoro, fotografie, spartiti.

Aperto ogni domenica, dalle 1530 alle 1830, ad ingresso libero. Ogni prima domenica del mese aperto anche la mattina.

1319119669320_museoocarinacopia

1319119668896_museoocarina2copia




Museo del bottone - Santarcangelo di Romagna (Rimini)

La vera "stanza dei bottoni?" E' a Santarcangelo di Romagna. Un luogo dove ammirare in un solo colpo d'occhio migliaia e migliaia di bottoni che hanno allacciato e slacciato i più sofisticati abiti del mondo, ma anche giacche, camicie, gonne, cappotti. Attraverso questo miniscolo accessorio, si possono scoprire tre secoli di storia italiana dal 1700 ad oggi.

A creare questo esclusivo museo è stato Giorgio Gallavotti, un passato da titolare di un'antica merceria aperta dal padre nel 1929. 
La sua passione per questi ornamenti di sartoria cresce nel momento in cui recupera, in un vecchio magazzino, diverse scatole di modelli e inizia a ordinarli con riferimento ai colori, ai prezzi, ai materiali, al periodo. Giorno dopo giorno la collezione si arricchisce e oggi vanta oltre 8500 pezzi. Dai bottoni gioiello a quelli più classici, fino ai più curiosi a forma di cornetta del telefono o conchiglia. Alcuni pezzi celebrano personaggi famosi, avvenimenti storici o i grandi stilisti del Novecento, come Chanel, Valentino, Versace. Così tra una stanza e l'altra si fantastica sulle persone che hanno indossato questi piccoli ma preziosi oggetti, da Paolo vi alla regina d'Inghilterra, fino a politici come Craxi. Ingresso gratuito

1319119666432_bottonigiapponesidellafinedel1600museobottonecopia

1319119667792_museobottone2copia



Museo del disco d'epoca - Sogliano al Rubicone (Forlì-Cesena)

Ricordate il celebre telefilm Happy Days? In ogni puntata c'era il sottofondo del juke box. Una musica che sembrava uscire dal televisore e diffondersi nelle abitazioni. La musica ha sempre arricchito. Ecco perché vale la pena vistare il Museo del disco d'epoca, nel palazzo Ripa-Marcosanti, a Sogliano al Rubicone.

Racconta 130 anni di storia di vita del disco e delle varie apparecchiature per il suo ascolto. Si va da un rudimentale fonografo di fine Ottocento, al fonografo Edison dei primi anni del Novecento, fino ai dischi in vinile, che rappresentano ancora una miniera di ricordi per intere generazioni. Nel Museo è raccolta una collezione molto particolare, quella di picture disc, ovvero dischi in vinile trasparente che incorporano un'immagine (spesso un ritratto dell'artista) o un'illustrazione dai temi romantici. Si dice che anche Picasso abbia realizzato uno di questi disegni.

La parte più interessante della struttura è costituita dalla biblioteca che conserva i libretti d'opera, che vanno dal 1654 all'inizio del Novecento e si possono sfogliare virtualmente nelle edizioni originali. Aperto la domenica o su richiesta al numero 3388979725. Ingresso gratuito

1319119668709_museodiscodepocacopia




Museo dei cuchi - Cesuna (Vicenza)

Sull'altopiano di Asiago, risuona il soffio magico dei cuchi, ovvero dei fischietti ritenuti di buon auspicio e divenuti, nel tempo, una vera e propria espressione artistica di costume, spesso associato a messaggi culturali popolari. Ed è qui, nel piccolo paese di Cesuna (Vicenza) che è nato il Museo dei cuchi. Visitandolo ci si trova di fronte a una collezione di oltre 10.000 pezzi provenienti da tutto il mondo. Il più comune è quello che raffigura un uccello, il cuculo, del quale imita il canto. Ma ce ne sono di tutti i tipi, fogge e dimensioni: galli, galline, fiori, carabinieri, cavalieri, persino soldati di epoca napoleonica. Sono in argilla, terracotta o ceramica, e minuziosamente ornati in ogni più piccolo dettaglio. C'è anche la "pupa", la bambola chiamata pure "pacchiana", che si rifà al costume tradizionale delle donne che abitavano le zone interne del Meridione.

La particolarità? Ci sono anche pezzi un po' "spinti": si dice abbiano un potere afrodisiaco quando vengono suonati. Ingresso gratuito

1319119666624_cesunamuseodeicuchicopia



Museo degli ombrelli e dei parasole - Gignese (Verbania)

Li abbiamo sempre usati per ripararci dal sole o dalla pioggia, ma a questo oggetto di uso quotidiano è dedicato un grande museo a Gignese (situato a 700 metri d'altitudine sul pendio che dal Mottarone degrada verso il Lago Maggiore) che ne racconta la storia e il suo prestigio. Si scopre così che l'ombrello arriva dalla Cina e che è collegato alla rappresentazione simbolica del potere, quando non, addirittura, attributo della divinità. Fin dal XII secolo a.C., l'ombrello cerimoniale apparteneva alle insegne dell'Imperatore della Cina e tale rimase per circa trentadue secoli, fino alla scomparsa del Celeste Impero. All'incirca nello stesso periodo, i re persiani potevano, unici tra i mortali, ripararsi dal sole per mezzo di un ombrello, sorretto da qualche dignitario.

Alla metà dell'800, l'ombrellino è un accessorio ricercato e costoso. Solo verso la fine del secolo entra a far parte del guardaroba femminile quotidiano. Oltre 150 i pezzi esposti, tra parasole (dai colori scuri, perché ritenuti i più adatti a difendere dai raggi solari) e parapioggia, tra quelli più vezzosi agli esemplari preziosi con l'impugnatura in argento. Ed è proprio la vetrina delle impugnature ad essere la più ammirata: ci sono impugnature in madreperla e legno o in porcellana, spesso dipinte con raffigurazione floreali o paesaggi. Ingresso: 2.50 euro

1319119669544_museoombrelloeparasoledigignese3



Museo del Cappello di paglia - Massa Fermana (Fermo)

Un tempo uomini e donne si riunivano per scegliere gli steli adatti, li intrecciavano per poi affidarli a mani più esperte che cucivano le trecce e ne ricavavano cappelli. Nel museo Massa Fermana (al piano terreno del Castello dell'antico borgo marchigiano) si ripercorre quest'antica lavorazione artigianale (era un lavoro che consentiva un piccolo introito aggiunto alle spesso magre sostanze), tra cilindri e pagliette, in un intrecciarsi di storie diverse.

Ci sono forme in legno per cappelli, ferri da stiro, macchine da cucire, cappelli e vecchie fotografie che mettono in evidenza le varie fasi del lavoro, dalla falciatura del grano all'intreccio delle paglie. Il "pezzo" forte un torchio per dar forma al cappello del 1700. E c'è anche il lungo bastone a cui venivano appesi i cappelli che il venditore portava sulle spalle e che, una volta sulla piazza del mercato, veniva posto su un altro bastone appositamente sagomato in modo che rimanesse infisso nel terreno, e si trasformava in una bella mostra di cappelli. Ingresso: gratuito


1319119668332_museodelcappellopagliettadel1900copia


1319119668509_museodelcappellocappellidepocacopia

1319119667962_museocappellocucituratradizionaleamanodiuncappellodipaglia.copia



Museo delle uova dipinte "Ovo Pinto" - Civitella del Lago, Baschi (Terni),

Uova non per farci frittate ma da decorare a mano. E sono proprie le uova dipinte (o in dialetto "pinto") le protagoniste di questo incredibile museo (voluto dall'Associazione Culturale dell'Ovo Pinto che bandisce un concorso nazionale annuale) nascosto nel borgo di Civitella del Lago, Baschi (Terni), in Umbria. La tradizione di dipingere uova è antichissima. Una leggenda narra che Maria Maddalena, quando si recò al sepolcro di Gesù e lo trovò vuoto, corse nella casa dove erano i discepoli per annunciare loro la straordinaria novità. Pietro la guardò incredulo e disse "Crederò a quello che dici solo se le uova contenute in quel cestello diverranno rosse." E subito le uova si colorarono di un rosso intenso! I nonni e i contadini erano soliti colorare le uova con infusi di fiori, erbe, cipolle.

Una volta dentro lo stupore cresce insieme all'entusiasmo, mentre gli occhi girano all'impazzata tra le tante fantastiche uova, di tutte le specie animali, ognuna dipinta con spunti originali e diversi. Qualche esempio? Ci sono quelle in omaggio ad Alberto Sordi o al grande poeta Dante, quelle che ricordano il movimento artistico del futurismo e il più prezioso e divertente: "Ovo in carrozza", un guscio d'uovo scolpito e tramutato in vero e proprio cocchio delle principesse delle favole. Aperto nel fine settimana, o nei giorni feriali su appuntamento: 340 8995074. Ingresso 2 euro

1319119666251_uovadipinteovopinto2





Museo di arte povera - Sogliano al Rubicone (Forlì-Cesena)

Foglietti, figurine, santini (con le figure sacre) che affidano ai loro colorati messaggi il compito di raccontare la storia. Sono le "carte povere" conservate a Sogliano al Rubicone, nel Palazzo Ripa-Marcosanti.

Nacquero nella seconda metà dell'Ottocento ed erano costituite da un solo foglio colorato o poche pagine, un facile e affascinante approccio alla cultura, soprattutto per i ceti popolari più poveri. Vivaci e accattivanti, decorate, contenevano un messaggio di facile impatto, tipo i "pianeti della fortuna" con i numeri da giocare al lotto, i calendari dei barbieri con le conturbanti immagini di belle donne, i segnalibri. Il loro scopo era quello di informare, ma soprattutto di far sognare e di far immergere le persone in un mondo giocoso.

In mostra ce ne sono centinaia, colpiscono la fantasia, riportano alla propria infanzia. Non mancano i profumatissimi e "osè" calendarietti natalizi dei barbieri legati alla tradizionale mancia; le figurine che per cento anni assicurarono il successo dell'estratto di carne Liebig o quelle dei calciatori. E ancora biglietti augurali, album porta cartoline. Museo di arte povera: tel. 0541 948418. Ingresso: gratuito


1319119667589_museoartepovera4

1319119667000_museoartepovera1

1319119667388_museoartepovera3


1319119667195_museoartepovera2



fonte
 
Web  Top
0 replies since 23/10/2011, 23:29   437 views
  Share