Trovato un altro corpo
I sub hanno trovato il corpo senza vita di un'anziana signora, con indosso il giubbotto salvagente. Salgono così a 16 le vittime accertate del naufragio della Costa Concordia. La scoperta è avvenuta questa mattina, dopo che i palombari dei Consubin hanno aperto un varco per l'ispezione del ponte 3 della nave usando micro-cariche. Identificata un'altra vittima: Luisa Virzì, 49 anni originaria di Enna, recuperata nella zona sommersa della Costa Concordia nei giorni scorsi. Era a bordo assieme all'amica Maria Grazia Trecarico, che risulta ancora dispersa. In crociera anche la figlia della signora Trecarico, Stefania, e il suo fidanzato, Andrea Ragusa, che invece si sono salvati.
Schettino: "De Falco ha frainteso". Il Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Firenze, Beniamino Deidda, ha accettato l'invito del procuratore Francesco Verusio, e domani incontrerà a Grosseto i magistrati titolari dell'indagine. Intanto, dai verbali dell'interrogatorio 2 reso dal comandante ai pm emergono alcuni significativi passaggi della versione di Schettino sulla sciagura.
Il comandante, sospeso dalla compagnia Costa e ora agli arresti domiciliari, si è difeso dall'accusa di abbandono della nave (Schettino è indagato anche per omicidio colposo plurimo e naufragio, ndr) affermando che il comandante della capitaneria di porto di Livorno, Gregorio De Falco, ha "frainteso" le sue parole. "Credo che abbia capito che non ci volevo andare - afferma Schettino rispondendo ai pm - Io ho detto: guarda, non ho i mezzi per andarci. Se lui mi incoraggiava, diceva: 'comandante abbiamo l'elicottero qua, la facciamo portare a bordo'. Io gli ho detto: ma come ci vado a nuoto? Lui poteva... cioè c'è stata una preclusione a prescindere, come se io veramente non ci fossi voluto andare".
A riprova della sua buona fede, Schettino fa notare che non indossava il giubbotto di salvataggio, confermando di essere "scivolato" nella scialuppa che lo porterà a terra, sullo scoglio. "Non avevo il giubbotto di salvataggio perché non era mia intenzione abbandonare la nave, possiamo chiederlo a tutti... La mia vita in quel momento era distrutta, a me non mi interessava più il giubbotto".
Schettino, inoltre, nei verbali di interrogatorio muove precise accuse agli altri ufficiali con lui in plancia di comando. Al pm Pizza, che gli chiede cosa avrebbe dovuto fare il primo ufficiale in servizio, Ciro Ambrosio, anche lui indagato, Schettino risponde che doveva dire "comandante guardi che ci sta lo scoglio lì, non l'abbiamo visto" oppure "siamo troppo a terra", oppure "veniamo più a dritta", oppure "rispetto agli 0,28 siamo a 0,2" cioè "doveva - spiega Schettino - perché questo è il brig time". Quando il pm gli chiede cosa avrebbe dovuto fare invece l'ufficiale Silvia Coronica, Schettino risponde: "Doveva mettere i punti sulla carta della nave e il primo ufficiale deve seguire la navigazione da me impostata".
Quanto al perché di quella rotta, dalle intercettazioni ambientali 3, effettuate il 14 gennaio mentre il comandante era nella caserma dei carabinieri di Orbetello, emergerebbe che Schettino sarebbe stato insistentemente "pregato" da un non precisato manager di Costa a effettuare l'"inchino" all'Isola del Giglio. Nelle intercettazioni, anche l'ammissione fatta parlando al telefono: "Quando ho capito che la nave si stava inclinando ho preso e sono sceso".
Nel frattempo, Costa ribadisce di non aver ricevuto il personal computer né altro da Schettino, come invece riportato da alcuni organi di informazione circa una persona della compagnia che avrebbe ricevuto il pc del comandante. La compagnia fa sapere di aver sentito la persona indicata - una donna, bionda, immortalata dalle immagini televisive e dalle foto accanto a Schettino la mattina di sabato 14 sul molo dell'Isola del Giglio - e "smentisce categoricamente di aver ricevuto alcunché dal comandante Schettino".
Le operazioni intorno al relitto. La ricerca dei dispersi prosegue a ritmo serrato, con i sommozzatori all'interno del relitto e in mare aperto con uno speciale scandaglio azionato dalla nave "Galatea" della Marina Militare. Le ricerche "aeree" sulla parte emersa dello scafo sono state sospese in serata per un progressivo peggioramento delle condizioni meteo-marine.
Sono iniziati intanto i preparativi per svuotare i serbatoi della Costa Concordia. Una settimana fa, il ministro dell'Ambiente Corrado Clini aveva spiegato a Camera e Senato che per pompare le oltre 2300 tonnellate di carburante stipate nella nave naufragata al Giglio si sarebbe dovuto attendere la conclusione delle ricerche dei passeggeri mancanti all'appello. Ma le ridottissime speranze di trovarne qualcuno ancora in vita e il crescente timore di un disastro ambientale hanno determinato il cambio di strategia.
Sul fronte delle indagini, si apprende che l'esame tossicologico su capello e urine del comandante Francesco Schettino non è ancora stato effettuato: il test avrà luogo giovedì 26 gennaio presso l'Istituto di Medicina legale della Cattolica di Roma. I risultati non arriveranno prima di un mese: il tempo richiesto dal professor Marcello Chiarotti, il perito nominato dalla Procura di Grosseto.
Giallo ungherese. Ad oggi, con il nuovo ritrovamento, il bilancio del disastro è di 16 morti accertati e 22 dispersi, dieci le vittime identificate, sei da identificare. Dati anche questi forniti da Gabrielli. Dall'Ungheria giunge il rammarico del ministero degli Esteri magiaro per lo "spiacevole episodio" della donna spacciatasi per la madre di una passeggera scomparsa: si trattava di un'imbrogliona. Budapest ha informato Roma del caso, ma resta il mistero della donna ungherese scomparsa, della quale non è stata ancora rivelata l'identità. Gli ungheresi a bordo della Costa Concordia erano 12: dieci si sono salvati, il violinista Sandor Feher è morto, manca all'appello la donna scomparsa.
Il recupero del carburante. Per il pompaggio del carburante bisognerà attendere almeno sabato, come ha spiegato il prefetto Franco Gabrielli, commissario delegato all'emergenza al Giglio, durante il briefing quotidiano. Una volta avviata l'operazione, si andrà avanti 24 ore su 24. Il Consiglio dei ministri ha stanziato cinque milioni di euro. Durante il briefing, Gabrielli ha spiegato che stamattina è iniziata la fase preparatoria dell'operazione pompaggio. "Alle 8 il pontone Meloria si è posizionato in prossimità dello scafo e sono iniziate le operazioni di immersione che preluderanno poi alla vera e propria attività di rimozione - ha annunciato il commissario - Credo che il pompaggio inizierà ragionevolmente non prima di sabato". Gabrielli ha precisato che la prima parte dell'operazione riguarderà "sei cassoni, che contengono il 50% dell'intero carburante". Considerata l'esperienza dello stesso Gabrielli e degli esperti del suo dicastero, il ministro Clini si dice convinto che "il rischio più grave", la dispersione in mare del carburante, sarà evitato.
Rientrato anche l'allarme per la chiazza oleosa materializzatasi sulla superficie del mare 4 al largo dell'Isola del Giglio, ampia 200 metri per 300. L'Arpat (Agenzia regionale per la protezione ambientale) comunica che "nelle analisi relative ai campioni di acqua prelevati intorno alla nave il 22 gennaio sono state rilevate minime tracce di solventi e assenza di idrocarburi. I test di tossicità si confermano negativi". Come ha spiegato il sindaco dell'Isola del Giglio, Sergio Ortelli, la chiazza è dovuta probabilmente agli "olii, saponi, disinfettanti e altro" fuoriusciti dalla nave attraverso i varchi aperti dai palombari.
Kallas (Ue): "Riunione su sicurezza poco prima del disastro". Da Bruxelles giunge un giudizio positivo sull'indagine in corso sul disastro. E' il commissario europeo ai Trasporti, Siim Kallas, a riferire al Parlamento europeo di un accertamento "condotto in modo molto professionale da parte delle autorità italiane. Questo ci rende lieti". "In ballo - ha osservato Kallas - c'è anche una questione di etica della navigazione e trasporto marittimo. E' ovvio che il comandante deve abbandonare per ultimo la nave. Questa è una norma che c'è da sempre ed è la norma logica da seguire. Su questo le indagini ci spiegheranno cosa è accaduto".
Kallas ha affrontato anche il capitolo sicurezza. "Siamo molto attivi nel voler introdurre delle norme più severe e complete, non aspettiamo di certo un incidente per muoverci" ha affermato rivelando l'incredibile coincidenza: venerdì 13 gennaio, poco prima del naufragio della Costa Concordia, a Bruxelles si era tenuto un incontro di esperti sulla questione della sicurezza delle navi passeggeri. "Il nostro principale esperto - ha raccontato Kallas - aveva detto: dobbiamo agire prima che succeda qualcosa".
Il commissario Ue ha quindi sottolineato la necessità di una riflessione sulla dimensione delle navi da crociera. "Se sono costruite seguendo le regole di progettazione stabilite dalla Convenzione Solas, adottata dopo il naufragio del Titanic, non possiamo dire che la questione delle dimensioni delle navi sia legata alla sicurezza" ha premesso Kallas, aggiungendo che "però si tratta di una questione che va sicuramente analizzata, su questo non ci piove". Perché, ha continuato, "se ci chiediamo se c'è un problema, come facciamo ad evacuare tutte queste persone", allora la questione delle dimensioni delle navi va "valutata".
Quanto al risarcimento alle famiglie delle vittime, "spetta all'Italia, in base a quanto stabilito dalle leggi italiane" è il giudizio del commissario Ue. Questo perché al momento "non c'è un meccanismo di risarcimento europeo". "Il diritto di risarcimento europeo arriverà, entrerà in vigore nel 2013, ma sfortunatamente - ha concluso Kallas- non ne potranno usufruire queste persone".
Schettino: "Un manager mi ordinò l'inchino"
Francesco Schettino, la notte tragica del 13 gennaio, ordinò quell'"inchino" al Giglio su insistenza di un misterioso "manager". E' lo stesso Comandante del "Concordia" ad ammetterlo conversando con un amico, poche ore dopo il disastro, mentre ancora, in mare, le operazioni di salvataggio dei naufraghi e di recupero dei cadaveri erano in corso. E' il pomeriggio di sabato 14, e Schettino, in attesa di conoscere il proprio destino, è seduto in una delle due sale della caserma dei Carabinieri ad Orbetello. Non lo sa ma i magistrati hanno riempito quella stanza di cimici, così da poter ascoltare i suoi sfoghi con quanti, dal vivo o via telefono, lo contattano. Le trascrizioni di queste intercettazioni ambientali sono forse il documento più importante contenuto negli atti dell'indagine. Perché chiariscono almeno due dettagli fondamentali. Il primo: Schettino fu insistentemente "pregato" di fare quell'inchino, da un non meglio precisato "manager". "Al posto mio - dice Schettino a un interlocutore, tale Fabrizio - qualcun altro non sarebbe stato così benevolo a passare lì sotto, perché mi hanno rotto il cazzo, passa, passa di là, passa di là, la secca c'era ma non era stata segnalata dagli strumenti che avevo e ci sono passato (...) Per dar retta al manager, passa là, passa da lì, passa da lì...". Il secondo, il ruolo di Palombo: "Mi sono fidato della carta nautica e di Palombo che mi ha chiamato". Agli atti ci sono anche numerosi interrogatori. Tra questi, quello di Mario Terenzio Palombo che confessa ai magistrati: gli inchini venivano concordati tra Costa Crociere e Capitaneria di Porto. E quello di Jacob Rusli Bin, l'uomo che era al timone e obbediva agli ordini del comandante che stava puntando gli scogli ("non ho visto bere alcolici a bordo", dice) e di Martino Pellegrini, 1° ufficiale: "Dopo l'urto il comandante disse testualmente: 'Cazzo non l'avevo visto'"
Dimitrios Christidis: Schettino asciutto sulla scogliera
Dimitrios Christidis avrebbe assunto l'incarico di secondo comandante della Costa Concordia il 14 gennaio, all'arrivo nel porto di Savona: la sera del naufragio era dunque "un comune passeggero", ma ha partecipato con gli altri membri dell'equipaggio alle operazioni di soccorso, fino a quando si è gettato in mare a causa dell'inclinazione della nave. Raggiunta a nuoto la scogliera vi ha trovato il comandante Francesco Schettino, "perfettamente asciutto a differenza di me che ho raggiunto a nuoto la scogliera ed ho cercato di aiutare i naufraghi a salire sugli scogli stessi". E' quanto dichiara agli inquirenti lo stesso Christidis, sentito come testimone lo scorso 14 gennaio.
Al momento dell'impatto Christidis era nella sua cabina "a guardare la trasmissione Zelig": ad un tratto, afferma, "ho percepito un'accostata rapida, dopodiché un sussulto come se la nave stesse vibrando e virando allo stesso tempo. Poi ho notato che la nave iniziava leggermente ad inclinarsi... Mi sono precipitato fuori dalla mia cabina iniziando a correre nel corridoio per recarmi immediatamente verso la sala comando". Qui c'era Schettino ("oltre a qualche altra persona di cui non ho adesso memoria"), al quale Christidis chiede cosa stesse accadendo: "mi ha risposto che sicuramente la nave si era incagliata sul basso fondale". Il secondo comandante riferisce dunque di essere sceso in sala macchine insieme ad altri ufficiali. Qui "continuava a salire il livello dell'acqua" e di questa situazione Christidis ha informato con un telefono la sala comando, dove poi è tornato. "In accordo con il comandante" l'ufficiale è poi sceso al ponte 4 per "mettere in atto i suoi ordini per l'abbandono della nave". "Sino a che ho avuto il tempo di approntare le lance e farvi salire i passeggeri - continua - sono rimasto sul ponte della nave", quando poi il ponte ha cominciato ad immergersi "e non c'era più tempo di approntare le zattere ho spronato e spinto tutti i passeggeri a tuffarsi in acqua per raggiungere la scogliera. Pur non avendo il giubbotto salvagente anche io mi sono tuffato in acqua ed ho aiutato i naufraghi ad arrivare a terra aiutato anche da altri colleghi. Raggiunta anch'io la scogliera ... ho visto che c'era già il comandante della nave che stava guardando la stessa che continuava ad inclinarsi. Ho chiesto quali erano le sue intenzioni, ricevendo la risposta di mandare via i passeggeri in quanto lui sarebbe rimasto sul posto per poter controllare la situazione... Il comandante non si presentava bagnato e stava parlando al telefono con la società". Christidis ricorda che "dopo poco sono intervenuti anche dei carabinieri in nostro soccorso che avevano suggerito al comandante più volte di lasciare il luogo e raggiungere la base di accoglienza. Il comandante è voluto rimanere sul posto ed allora ho deciso di restare anch'io con lui cercando di convincerlo ad andar via in quanto non aveva senso restare sugli scogli". I due hanno poi lasciato la scogliera a bordo di "un'imbarcazione arancione con a bordo due personaggi con dei caschi arancioni che ci hanno invitato in maniera molto energica a salire con loro per portarci non so dove". A queste persone Schettino "ha chiesto di portarlo a vedere la nave con il gommone. L'equipaggio acconsentiva ma veniva redarguito per radio di andare in porto in osservanza degli ordini ricevuti". Giunti in porto i due si separano: da quel momento Christidis non sa più dire dove sia andato Schettino.
Le foto dei sub dei Militari della Marina
fontefonteEdited by gabbianella66 - 31/1/2012, 23:28