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Malore in campo: muore Morosini

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view post Posted on 14/4/2012, 23:57

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Malore in campo, muore Morosini
si fermano tutti i campionati

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Fermi. Non si gioca. Con che coraggio giochiamo? Dentro quel cuore che si è fermato all'improvviso in mezzo al prato di Pescara c'é l'anima sgomenta del calcio che scopre di essere impotente e fragile davanti alle tragedie. Si ferma il cuore di Mario Morosini, muore un ragazzo di 25 anni dalla vita familiare non fortunata e il pallone decide di dire basta. Niente campionato, niente calcio, con che coraggio si può giocare: da Milano - dove persino si rientra negli spogliatoi - a Udine, da Bergamo a Bologna, stavolta tutti fermi, la tragedia che si è abbattuta sul centrocampista del Livorno è una mazzata forte e riguarda tutti.

Allo stadio Adriatico se ne sono accorti subito che qualcosa di grave era successo: alla mezzora, con la sua squadra avanti di due gol sui padroni di casa, Morosini ha barcollato, tentennato, poi è caduto a faccia in giù, davanti alla curva dei tifosi biancazzurri. Dalla panchina del Pescara massaggiatore e medico, che erano i più vicini, sono schizzati in campo senza neanche attendere l'arbitro: massaggio cardiaco, respirazione artificiale, qualche segnale di ripresa, poi nulla. Inutile la presenza di due defibrillatori, inutile la corsa disperata dell'ambulanza verso il pronto soccorso dell'ospedale di Pescara, ambulanza bloccata per non più di un minuto da una macchina dei vigili urbani in evidente divieto di sosta.

Disperazione dei 22 giocatori in campo, pianti, singhiozzi: persino Verratti del Pescara che corre a prendere una barella. Per un'ora e mezza i medici in ospedale hanno poi provato a rianimare Morosini: tutto inutile, persino un pacemaker via endovena non è servito a far ripartire quel cuore. Fuori all'ospedale una folla di tifosi del Pescara, muta e attonita, partecipe. Livorno o un'altra squadra, quando succede una tragedia simile, non c'é maglietta che divida, specie a Pescara, dove i nervi sono ancora scoperti.

Qualche settimana fa, infatti, il Pescara a sua volta era stato colpito da una tragedia simile: un arresto cardiaco aveva portato via a 43 anni l'amico di sempre di Zdeneck Zeman, Franco Mancini, il suo preparatore dei portieri nonché protagonista con lui nella cavalcata nel Foggia di Casillo. Già: Zeman dov'era? Non lo cercate, ha chiesto il presidente del Pescara Daniele Sebastiani. E' distrutto, è una mazzata terribile per lui, l'ennesima tragedia.

Ora il calcio si ferma: chi ha conosciuto Morosini ne parla con affetto e stima, messaggi di cordoglio da società e leghe, "aveva talento", ha detto Bortolo Mutti, bergamasco come lui. Intanto riparte la discussione sui controlli medici, sulla celerità dei soccorsi, mentre proprio per vederci chiaro il pm della Procura pescarese Valentina D'Agostino ha disposto l'autopsia, già affidata all'anatomopatologo di Pescara Cristian D'Ovidio. Potrà essere effettuata trascorse le 24 ore dall'accertamento della morte, quindi non prima di domani pomeriggio o lunedì mattina. Solo dopo sarà possibile dare il nullaosta per i funerali.


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Morosini, dall'Atalanta all'azzurro
una vita per dribblare la sfortuna


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Tutta una vita per dribblare la sfortuna, fino all’avversario che non puoi superare. Un colpo al cuore in mezzo al campo, davanti alle telecamere, con i compagni che si strappano i capelli e i tifosi che restano ammutoliti. Fino a questo pomeriggio Pier Mario Morosini, classe 1986, centrocampista centrale, aveva superato tutti gli ostacoli. All’età in cui gli altri si aggrappano alle super car e agli iPod Piemario era un uomo. Cresciuto in fretta per i troppi dolori. Nel 2001 muore la mamma Camilla, due anni dopo papà Aldo. Piermario resta solo con i fratelli. Uno, portatore di handicap, si toglie la vita. L’altra è ricoverata da anni. «Sono cose che ti segnano e ti cambiano la vita – raccontava in un’intervista - ma che allo stesso tempo ti mettono in corpo tanta rabbia e ti aiutano a dare sempre tutto per realizzare quello che era un sogno anche dei miei genitori». Roberto Baronio, ex centrocampista di Lazio e Udinese, quel ragazzo se lo ricorda benissimo. «Quando ero a Udine, Mario arrivò dalla Primavera. Era un ragazzo d’oro, aveva perso i genitori e un fratello. Il destino gli aveva portato via la famiglia- dice-. E il destino adesso ha portato via lui». Il destino. Piermario parte forte, fortissimo. Giovanili nell’Atalanta per 10 anni, la gioia dello scudetto allievi. Professionista a 19 anni nell’Udinese, dove c’è il tempo per assaggiare un po’ di serie A contro l’Inter e debuttare in Coppa Uefa nell’ottavo di finale contro il Levski Sofia.

L’anno dopo l’esperienza in serie B, 16 presenze a Bologna, poi il riscatto dall’Udinese e l’annata straordinaria al Vicenza, dove con 34 gettoni e un gol contribuisce a conquistare la salvezza dei veneti, al punto che i biancorossi ne riscattano la metà del cartellino e lo confermano tra i titolari anche per la stagione successiva (32 presenze). Poi ancora Udine, Padova, Vicenza. Dal gennaio di quest’anno il centrocampista era in forza al Livorno: con i toscani aveva collezionato 9 presenze. Morosini aveva fatto anche tutta la trafila nelle nazionali giovanili fino alla Under 21 dove aveva esordito nel settembre del 2006, arrivando a disputare l’Europeo 2009 in Svezia. Su Twitter Piermario raccontava i viaggi con Annina, la fidanzata che si dispera in ospedale, l'amore per la musica, per il rock di Ligabue, la voce di Giorgio e per i gol di Ibra.

«Pensavo che la vita l’avesse già provato fin troppo e invece è arrivata anche quest’ultima tragedia» ricorda Mino Favini, responsabile del settore giovanile dell’Atalanta. «Piermario teneva sul volto velatamente triste una dolcezza incredibile e aveva una disponibilità totale nei confronti dei compagni. Non c’è mai stato nessunissimo problema in tutti i controlli medici a cui è sempre stato sottoposto. Abbiamo l’obbligo - conclude Favini - di compiere controlli e verifiche annuali e lui non ha mai avuto nessun problema».

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Tanta B, Udinese, Bologna e Under 21


Il vivaio dell'Atalanta, tanta serie B e un po' di Udinese, e poi tre partite nell'Under 21 di Pierluigi Casiraghi all'Europeo del 2009. Era questa la parabola sportiva di Pierpaolo Morosini, centrocampista del Livorno morto dopo essere crollato in campo per un arresto cardiaco. Morosini era cresciuto nelle giovanili dell'Atalanta dove nei 10 anni di militanza aveva vinto anche uno scudetto allievi.

Nel 2005 era passato in comproprieta' all'Udinese dove a 19 anni gioco' la prima stagione da professionista dividendosi tra Primavera e prima squadra e collezionando 5 presenze in Serie A, 3 in Coppa Italia e una in Coppa Uefa (l'ottavo di finale Levski Sofia-Udinese).

L'anno dopo l'esperienza in serie B a Bologna dove colleziona 16 presenze, il riscatto dall'Udinese nella successiva sessione estiva del mercato passa al Vicenza, ancora in B dove con 34 gettoni e un gol contribuisce a conquistare la salvezza dei veneti, al punto che i biancorossi ne riscattano la meta' del cartellino e lo confermnoa tra i titolari anche per la stagione successiva (32 presenze).

Nell'estate del 2009 l'Udinese era diventata proprietaria interamente del suo cartellino riscattandone la comproprieta' dal Vicenza per 1,5 milioni di euro e il 31 agosto di quell'anno Morosini era passato in prestito alla Reggina e successivamente al Padova, per poi tornare nel 2011 a Vicenza.

Dal gennaio di quest'anno il centrocampista era in forza al Livorno: con i toscani aveva collezionato 9 presenze. Morosini aveva fatto anche tutta la trafila nelle nazionali giovanili fino alla Under 21 dove aveva esordito nel settembre del 2006, arrivando a disputare l'Europeo 2009 in Svezia.

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Morosini con la maglia dell'Udinese

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Morosini con la maglia del Bologna


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Morosini con la maglia del Vicenza. Qui esulta dopo il primo e unico gol da professionista


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Morosini con la maglia della Primavera dell'Atalanta


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Morosini con la maglia dell'Under 21

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Morosini, lunedì mattina l'autopsia



E' toccato ad Anna V., la poco più che ventenne fidanzata di Piermario Morosini, lo straziante compito burocratico di riconoscere la salma del calciatore morto ieri in campo a Pescara durante il match di serie B del suo Livorno. La ragazza, giunta ieri sera nella città abruzzese, era circondata dalle compagne della squadra di pallavolo di Brembate, nella quale gioca. Con lei un gruppo di amici di Morosini e un sacerdote.

All'uscita dall'obitorio, la ragazza è riuscita a trattenere le lacrime per spiegare a tutti che l'autopsia verrà effettuata domani mattina. Poi è crollata abbracciando le amiche e gli amici che la accompagnavano e mormorando tra i singhiozzi: "Sembrava sorridesse, era bellissimo". Sul sito del Livorno intanto arrivano i ringraziamenti: "La famiglia, la fidanzata di Piermario e l'A.S. Livorno calcio ringraziano tutti coloro che in queste ore di dolore sono stati loro vicini nel ricordo di una grande atleta e di una persona speciale".

"Entro domani vogliamo chiudere tutte le formalità per poter riconsegnare la salma ai familiari e permettere il funerale". Lo ha detto oggi il pm di Pescara, Valentina D'Agostino, sul fascicolo aperto dopo la morte di Piermario Morosini,allo Stadio Adriatico. L'autopsia verrà effettuata domani dal dottor Cristian D'Ovidio ma per l'incarico e i quesiti posti bisognerà attendere che siano passate le 24 ore dal decesso. Sulla base della perizia il pm valuterà se esistono gli estremi di
un eventuale reato

Il sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi, vorrebbe allestire in città la camera ardente per l'ultimo saluto a Morosini. "Abbiamo parlato con la società e vorremmo che il ragazzo facesse una sosta a Livorno per una camera ardente allo stadio in modo da far partecipare tutti i cittadini, ma non bisogna essere pervasivi, un dolore come questo va gestito dalla famiglia, se non sarà possibile troveremo la maniera di andare a Bergamo con i ragazzi, la società e tutta la città. Non è una questione solo formale è l'espressione di una situazione concreta, era il suo stadio, qui ha conosciuto i ragazzi che hanno fatto il tifo per lui, vorremo mettere a disposizione lo stadio per rendergli omaggio. Bisogna essere d'accordo con la famiglia, per noi è un dolore incredibile ma per loro credo sia una questione veramente drammatica, loro hanno il diritto di scegliere, noi ci mettiamo a disposizione".

GLI AMICI E ABODI - Sono arrivati amici e colleghi dello sfortunato centrocampista del Livorno, morto in seguito a un malore accusato in campo ieri a Pescara. All'ospedale c'è anche il presidente della Lega di serie B Abodi. All'obitorio dell'ospedale di Pescara c'è l'ex compagno di squadra di Piermario Morosini, Mirko Frattali, amico fraterno del giocatore del Livorno scomparso. Frattali ieri in panchina nel corso della gara di campionato Verona-Bari è arrivato questa mattina a Pescara direttamente da Roma, dove era rientrato dopo la partita. E' stato il papà di Frattali a raccontare della grande amicizia tra il figlio e Morosini: "Erano amici fraterni. Piermario era stato diverse volte a casa nostra. Un mese e mezzo fa Piermario e mio figlio nel corso di un weekend di vacanza erano stati in Spagna a vedere una partita di Lionel Messi".

IL MASSAGGIATORE: "POLEMICHE INOPPORTUNE" - "La polemica lascia il tempo che trova, avevamo tutto a disposizione". Ai microfoni di Sky Sport il massaggiatore del Pescara Claudio D'Arcangelo replica alle polemiche sul ritardo dei soccorsi che hanno seguito la scomparsa del centrocampista del Livorno Piermario Morosini. D'Arcangelo è stato il primo ad accorrere verso il giocatore dopo il malore avvertito in campo: "Ci siamo subito resi conto della gravità della situazione", spiega. "Io e il dottor Sabatini abbiamo cercato di attirare l'attenzione, poi visto che l'arbitro era di spalle, siamo subito entrati in campo per soccorrere il ragazzo". "Abbiamo cercato di serrare la mandibola e aprirgli la bocca con una canula. Poi abbiamo praticato il messaggio cardiaco". "Avevamo tutto a disposizione", chiarisce D'Arcangelo che spiega come sul momento ci fosse "più di un medico. Se c'era una possibilità per salvarlo, l'avremmo fatto". "L'autopsia ci dirà di cosa è morto, in ogni caso è stata una cosa troppo grande", così ancora il massaggiatore del club abruzzese.

L'UDINESE AIUTA LA SORELLA DI MOROSINI - L'Udinese Calcio profondamente addolorata per la prematura scomparsa di Piermario Morosini annuncia che attraverso la onlus "Udinese per la Vita" si attiverà per garantire assistenza alla sorella dello sfortunato calciatore, rimasta sola dopo il tragico evento. "Udinese per la Vita" garantirà un primo immediato intervento e si attiverà al fine di fornire, insieme a tutti i club di serie A e serie B, l'assistenza e le cure in modo continuativo e duraturo. Un appello ed un messaggio che ci auspichiamo vengano raccolti da tutti i club di serie A e B".

TIFOSI LIVORNO ALLO STADIO - Centinaia di tifosi sono davanti ai cancelli dello stadio Armando Picchi di Livorno, per ricordare Piermario Morosini, il giocatore amaranto morto ieri pomeriggio a Pescara. In realtà il numero dei tifosi è in continuo aumento: un pellegrinaggio spontaneo che vogliono rendere omaggio alla memoria di Morosini davanti allo striscione che era stato appeso ieri dai ragazzi della curva nord sui cancelli dello stadio con su scritto: "Hai lottato fino alla fine, ciao grande Moro". Stamani, al posto del numero 25 apparso nello striscione ieri sera, è stata messa la sua maglia. Sotto rose e altri mazzi di fiori, uno anche della società A.S. Livorno Calcio, vengono lasciati insieme alle sciarpe della squadra. Momento di particolare commozione quando sono arrivati i bambini della scuola calcio accompagnati dai loro allenatori. Dalla società, intanto, fanno sapere che per oggi non ci saranno iniziative ufficiali: "Lasciamo spazio al dolore dei tifosi".

DI NATALE: "ERA RAGAZZO D'ORO" - "Era un ragazzo eccezionale, pieno di vita. Nonostante tutti i problemi che aveva, era sempre a disposizione della squadra, ogni giorno mi dava forza. Ho perso mia mamma quattro anni fa e lui, che c'era già passato, mi è stato molto vicino". E' questo il commosso ricordo di Totò Di Natale, che con Piermario Morosini aveva legato molto all'Udinese. "Vedendo le immagini, sono impressionanti - continua - Aveva voglia di alzarsi, ma è caduto di nuovo, quando vedi immagini così c'è solo da sperare che il Signore ti dia una mano. Aveva una voglia di vivere, di arrivare, per sè, per la famiglia che non aveva più, per la sorella". L'Udinese, prima ancora che la Figc sospendesse tutti i campionati, aveva già deciso di non scendere in campo contro l'Inter. "Ho detto subito che non avremmo giocato, non era giusto e faccio i complimenti all'Inter e ad Abete, in giornate così è impossibile giocare".

DELIO ROSSI : "LO PORTAI IN PRIMA SQUADRA" - L'allenatore della Fiorentina Delio Rossi ha allenato a Bergamo Piermario Morosini portandolo in prima squadra dalla formazione Primavera. "Scelsi tre-quattro giocatori che portai in prima squadra e mi ricordo di questo centrocampista con buone idee tattiche - afferma Rossi a Sky Sport 24 - E' stato con me tutto quell'anno. Sapevo delle sue situazioni familiari e umanamente gli ero vicino, era un ragazzo molto solare. Su quello che è successo non ci sono parole, ogni cosa è fuori luogo.
Solo destino? Io ho studiato, da più di 20 anni faccio l'allenatore professionista e questi ragazzi sono monitorati quotidianamente, anche per prendere un'aspirina devono consultare il medico. Ci sono molte situazioni in cui c'è superficialità ma non mi sembra il caso degli atleti professionisti. Bisognerà vedere anche l'autopsia, ma contro il destino non si può andare incontro".

CORRADI GLI DEDICA GOL IN MLS - "Grazie, grazie per avermi permesso di segnare un gol per il mio amico". E' a Piermario Morosini che Bernardo Corradi ha voluto dedicare la sua prima rete nella MLS, trasformando il rigore concesso al Montreal Impact nella sfida poi persa per 2-1 contro Dallas. Corradi, dopo la realizzazione, è corso dall'allenatore Jesse Marsch per ringraziarlo di avergli lasciato battere il penalty. "E' stata una giornata strana per me, perchè ho perso uno dei miei amici - racconta poi Corradi al sito MLSSoccer.com - Abbiamo giocato insieme un anno all'Udinese e lui era solito venire da me a cena. Ha avuto una vita difficile, ha perso i genitori, il fratello, ma era un bravissimo ragazzo, sorrideva sempre. E quando parli di un giovane di 25 anni, che perde la vita in campo... E' incredibile". Compagni e allenatore si erano subito accorti che l'attaccante era turbato. "Ho spiegato loro perchè, Jesse è venuto da me e mi ha chiesto di giocare per Morosini - aggiunge - speravo di poter segnare un gol per lui"


Ligabue e Jovanotti, un pensiero per Morosini

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Il ricordo dei tifosi

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Morosini: l'ultimo addio, il dolore sulle note di Ligabue



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Una giornata fredda, invernale, scura: Piermario Morosini riceve l'ultimo saluto a Bergamo in una mattina senza sole, nera come il sentimento della sua città serrata in una tristezza palpabile. La rabbia per la morte di un ex ragazzo dell'oratorio che era andato lontano per diventare un vero giocatore è trattenuta a stento. Il viaggio e il sogno di Morosini sono finiti a venticinque anni su un campo di calcio. Bergamo è tappezzata dalle foto che ritraggono Piermario sorridente e felice. Per le strade bandiere e striscioni: già nella notte tifosi, amici, conoscenti si sono riversati nella città natale di Morosini per partecipare alle esequie. Molto prima delle undici - l'ora fissata per il funerale nella chiesa di San Gregorio Barbarigo - il sagrato è gremito. Imponente la partecipazione popolare, oltre seimila persone riempiono il quartiere di Monterosso. La fidanzata Anna, gli zii e i familiari prendono posto in chiesa con largo anticipo. Loro preferiscono che telecamere e giornalisti rimangano un passo indietro. I tifosi insistono inutilmente per entrare e toccare il feretro di legno chiaro ricoperto di rose bianche e gialle. Sopra viene posata la maglietta numero venticinque del giocatore del Livorno e - in seguito - anche quella numero otto con i colori dell'Atalanta.

La chiesa contiene cinquecento persone: arrivano i compagni del Livorno e dell'Udinese, una rappresentanza della Sampdoria e del Padova. Tanti i volti noti: Prandelli, Abete, Ferrara, Albertini e Tommasi, un rappresentante della Fifa, il presidente della Reggina Lillo Foti (squadra dove Morosini aveva giocato), Casiraghi, Paolillo, Braida, Marotta, Novellino. Il mondo del calcio è presente in modo massiccio. Ci sono i ragazzi della Primavera dell'Inter e del Milan. Arrivano gli ex compagni tra cui Muntari - scosso dai singhiozzi - Giovinco e Volpi. La scena è straziante, il pianto è collettivo per la morte di un ragazzo che aveva sofferto molto, precocemente orfano, il fratello suicida, la sorella con un grave handicap che le impedisce di essere in chiesa. Eppure Piermario aveva sempre un sorriso per tutti, mostrava serenità e grazia nei suoi rapporti, compostezza e forza nel sopportare dolori così grandi. Ma il campo di calcio, da luogo del riscatto, è diventato teatro del suo cedimento. Un maxischermo permette a tutti di partecipare alla cerimonia funebre. Attorno al feretro sono allineate le sciarpe dei tifosi, ai piedi della bara cestini di rose rosse. I familiari si tengono per mano stringendo le foto del ragazzo, cercando di farsi reciprocamente coraggio. Il pianto è incontenibile e la voce del curato dell'oratorio don Luciano Manenti - al quale è affidato il compito di officiare - è incrinata dalla commozione. Morosini lo ha visto crescere sul campetto di Monterosso, affianco alla chiesa. "Davvero Mario è nei nostri cuori. Io non ho paura e siamo qui non solo per Mario ma con Mario. Dolce amico mio, timido compagno mio, ripartiamo da te": sono le parole di Don Luciano. "A Morosini - dice - bisogna solo dire grazie ma sarebbe lui il primo a dirci che questo grazie va girato alla gente che lo ha cresciuto e quindi alla mamma e al papà". "Senza di loro - sono le parole di don Luciano rivolte direttamente a Piermario - tu non saresti tu e noi non saremmo noi". Don Luciano chiude la sua omelia con un ultimo ringraziamento: "Ti ringrazio perché in questi giorni mi hai insegnato a essere papà e ho capito di più cosa vuol dire che Dio è il nostro papà".

Parte un lungo applauso, mentre don Luciano scende dal pulpito per andare ad abbracciare i parenti. Lo zio si raccoglie in preghiera davanti alla bara. Toccante il saluto della mamma di Anna, Mariella Vavassori: "Abbiamo perso un figlio e un fratello, il dolore è grande ma sappiamo che non ci vuoi tristi ma con il sorriso, quel sorriso che illuminava sempre tuo viso. Ciao Mario, ti ringraziamo della presenza nella nostra vita ci hai insegnato tanto, hai reso i nostri cuori più veri e leali, liberi come eri tu. Ti ringraziamo per aver donato tanto tanto amore alla nostra Anna ti chiedo solo un favore, chiamami Mariella e non più signora, almeno quando mi chiamerai dal cielo". Il passo del vangelo scelto è quello della Pasqua di Resurrezione. Al momento dell'Eucarestia i ragazzi dell'oratorio intonano le canzoni di Ligabue che Morosini amava tanto. Il suono di tre chitarre e il canto dei suoi amici per 'Il giorno del dolore che uno ha' e 'Non e' tempo per noì. La cerimonia termina con un altro lunghissimo applauso che unisce tutti, chi é all'interno della chiesa e chi invece è rimasto sul sagrato. I tifosi accendono fumogeni e salutano Morosini con cori da stadio, come merita un giocatore. Il 'Moro' parte per l'ultimo viaggio al cimitero monumentale di Bergamo, gli interrogativi e i dubbi restano.


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L'arrivo del pullman dell'Atalanta

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La folla davanti alla Chiesa

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I giocatori della Sampdoria


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I giocatori dell'Atalanta

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Albertini, Prandelli e Casiraghi


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Calcio, Morosini ucciso da una cadiomiopatia

La morte del calciatore del Livorno durante la partita del 14 aprile è stata provocata da malattia genetica che produce aritmie

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È stata una cardiomiopatia aritmiogena a stroncare la vita di Piermario Morosini lo scorso 14 aprile durante Pescara-Livorno. È quanto risulta dalla perizia chiesta dalla Procura di Pescara: si tratta di una malattia di probabile origine genetica che produce aritmie ventricolari.

LA PERIZIA - Secondo quanto si è potuto sapere nelle 250 pagine della relazione scritta dal professor Cristian D'Ovidio, incaricato dalla procura di Pescara di far luce sulla tragica morte del calciatore, gli effetti della malformazione erano in fase iniziale.

ARRESTO CARDIACO - La cardiomiopatia aritmiogena è considerata la causa più frequente di arresto cardiaco negli sportivi di alto livello: anche il calciatore del Siviglia Puerta, morto nell'agosto del 2007, è infatti deceduto a causa di questa malattia ereditaria.


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