| Essere Marilyn, la sfida di Michelle Williams
Il coraggio non manca a Michelle Williams. L'attrice trentaduenne, minuta e con i capelli cortissimi come piacevano a Heath Ledger, il padre di sua figlia Mathilda Rose morto prematuramente per intossicazione di farmaci nel 2008, fa rivivere il mito dei miti, Marilyn Monroe, in un film che, dopo il passaggio fuori concorso al Festival di Roma, ha trovato una distribuzione italiana, la Lucky Red che lo fara' uscire il 1 giugno. Anche se l'uscita e' praticamente fuori tempo massimo della stagione cinematografica, il film, titolo originale My week with Marilyn, con la regia di Simon Curtis e la stessa produzione del Discorso del re, e' notevole. E' stato candidato a due premi Oscar e la Williams, che riesce in maniera impressionante a rendere la piu' amata delle dive, al culmine della sua popolarita', bellezza e quindi di conseguenza della sua fragilita'
Il prossimo 5 agosto saranno passati 50 anni dalla morte di Marilyn e questo film, intitolato in Italia semplicemente con il suo nome, e' certamente un omaggio. Luminosa, fragile, capricciosa, tenace, desiderosa di essere amata, cosi' la Monroe che rivive nell'interpretazione dello scricciolo Michelle Williams la cui bravura e' pari alla lontananza fisica con la diva. Per l'occasione l'attrice, gia' due volte candidata agli Oscar per I segreti di Brokeback Mountain e Blue Valentine, e' ingrassata ma nonostante questo le curve di Marilyn sono sullo schermo anche frutto di imbottiture strategiche. Il film e' basato sui due diari scritti da Colin Clark, The Prince, The Showgirl and Me e My Week with Marilyn, che raccontano le esperienze sul set del film Il principe e la ballerina e dei giorni trascorsi in compagnia di Marilyn. Clark, regista e scrittore, scomparso nel 2002, non ha mai dimenticato quell'esperienza giovanile quando, alto-borghese, decide di deludere i suoi per dedicarsi al cinema e bussare alla porta di Laurence Olivier.
Nel 1956, poco dopo aver sposato Arthur Miller, Marilyn Monroe si trasferì a Londra per girare "Il principe e la Ballerina" con Sir Laurence Olivier. Il giovane assistente di set Colin Clark, all'inizio intimidito dall'essere a contatto con attori tanto famosi, sarà l'unico che riuscirà ad instaurare un rapporto intimo e sincero con l'attrice americana, fragile e insicura ogni giorno di più. Trascorrerà con lei giorni indimenticabili, che qualche anno dopo saranno raccolti in un libro che fa da sfondo al film di Simon Curtis. Le impegnative parti di Marilyn e Olivier sono affidate a Michelle Williams e Kenneth Branagh (per entrambi meritatissime nomination agli Oscar), mentre Julia Ormond è Vivien Leight. Il racconto di Colin è affettuoso, partecipe, complice, visto che la sua breve frequentazione di Marilyn fu per lui una di quelle esperienze che a ventitre anni sconvolgono mente e cuore, ma sincera ed onesta quanto basta per raccontare la dipendenza di Marilyn dai farmaci, la corte di personaggi che le ruotava intorno con scopi non sempre nobili, il bisogno spasmodico della star desiderata da tutti gli uomini del pianeta di essere rassicurata ed amata da un singolo uomo che la vedesse come realmente era e non come lo star system la dipingeva. Lo stile della pellicola è lineare, e la scelta è vincente, perchè di fronte a personaggi così "pesanti" si può solo accompagnarli nel loro vissuto. Si conoscono malinconie e paure di questi grandi attori - magnifica la scena in cui il grande Olivier confessa a Colin la sua paura di invecchiare e perdere lo smalto dei primi anni - ci si intenerisce davanti ad una Marilyn così insicura del proprio talento di attrice da dover provare con la sua coach (Paula Strasberg) una battuta, anche la più banale, decine di volte e si rimpiange un'epoca d'oro in cui il mondo cinema era fatto di vero glamour. Come dicevamo meritatissime le nomination di Michelle Wiliams, una Marilyn donna-bambina, sexy e divertente nei momenti buoni, ma sperduta e disperata quando i dubbi e la solitudine la tormentano e un Kenneth Branagh perfettamente a suo agio nel ruolo del grande attore e regista shakesperiano alle prese con le bizze della sua prima attrice.
''Sono molto orgoglioso di questa Marilyn - ha detto il regista Simon Curtis al festival di Roma - che Michelle ha avuto il coraggio di affrontare. Una sfida terrificante fare un film su Marilyn Monroe, mi consolavo - ha detto Curtis - pensando che non si trattava di una biografia ma di una finestrella sulla sua vita''. E pero' il pregio del film e' proprio che riesce ad illuminare la personalita' di Marilyn: il personaggio pubblico che ancheggia mentre cammina e incanta sapendo usare a meraviglia il linguaggio del corpo e quello privato, fragilissimo, malinconico, desideroso di amore. ''Era cosi' consapevole di essere un personaggio, un'icona, da interpretarlo secondo l'esigenza'', ha raccontato Curtis che ha studiato a lungo e girato in parte persino negli stessi luoghi, gli studi Pinewood di Londra.
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